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L'indagine sullo Smart Working Straordinario sui dipendenti della Città metropolitana di Bologna

Periodo di riferimento: 2020
Alto gradimento della modalità di lavoro da remoto durante l'emergenza sanitaria: elevata la propensione al suo utilizzo nel prossimo futuro.
Image by Junjira Konsang from Pixabay
Hanno partecipato all'indagine 306 dipendenti della Città metropolitana di Bologna (pari al 93,6% del totale), tutti in Smart Working Straordinario 5 giorni su 5, di cui il 71% senza effettuare alcun rientro in ufficio.
Il questionario, somministrato on-line in forma anonima, era volto a rilevare gli aspetti organizzativi, le valutazioni (positive e negative), il gradimento, le aspettative e gli orientamenti futuri, al fine di scoprire cosa ha funzionato e cosa no e individuare su quali fattori puntare e investire per fare in modo che questa modalità di lavoro possa essere utilizzata in maniera ottimale e ordinaria.
 
Organizzazione del lavoro in SWS
Per quanto riguarda ridefinizione degli spazi e dei tempi di lavoro, il 31% ha dovuto conciliare le esigenze dei coinquilini, condividendo l’ambiente di lavoro con alcuni di loro. Inoltre la maggioranza (72%) continua a seguire un orario di lavoro “da cartellino”, ma il 63% svolge un numero di ore maggiore del previsto. Una delle problematiche dello SWS è stata la dotazione tecnologica fornita dall’Ente, l’80% dei rispondenti ha dovuto supplire in toto o parzialmente con strumenti di proprietà personale, comunque adeguati all’attività svolta. Di contro, le forme di assistenza informatica messe a disposizione dall’Amministrazione sono state molto utilizzate e considerate rilevanti per riuscire a lavorare in remoto. Anche gli strumenti collaborativi, sia classici che innovativi, sono risultati fondamentali per la corretta applicazione di questa modalità organizzativa: hanno riscosso un grande successo, con un utilizzo generalizzato e frequente.
La risposta in termini di managment alla straordinarietà del modello organizzativo ha dato risultati positivi, grazie anche alla conoscenza pregressa degli obiettivi della performance da parte degli smart worker (88%). La pianificazione dell’attività è stata costante e assidua: l’87% ha ricevuto/concordato un piano di lavoro o indicazioni sull’attività da svolgere dal proprio responsabile, con una frequenza elevata e sistematica sia dell’aggiornamento del piano che della rendicontazione al responsabile. Il 73% sottolinea un aumento consistente del livello di dematerializzazione.
Tra i fabbisogni formativi evidenziati, ai primi posti si collocano le richieste di miglioramento delle competenze digitali e in particolare l’uso degli strumenti collaborativi.

 

Gli aspetti e le valutazioni del lavoro in SWS: un bilancio
Nonostante l’introduzione della nuova modalità di lavoro sia avvenuta in tempi così rapidi, il bilancio dell’esperienza in smart working straordinario è indubbiamente positivo: l’88% dei dipendenti della Città metropolitana di Bologna valuta positivamente l’esperienza, che, inoltre, potrà rivelarsi preziosa una volta tornati alla normalità per oltre il 92% dei rispondenti. Tra gli aspetti positivi, al primo posto, con il 70% delle preferenze, c’è la riduzione dei tempi di spostamento per raggiungere il luogo di lavoro, poi l’acquisizione di una maggiore autonomia nel lavoro al 40%, l’aumento della dematerializzazione con il 39%, la possibilità di lavorare in un clima di maggior fiducia e responsabilizzazione ed il confronto con modalità innovative del lavoro entrambe con il 37% delle opzioni.
Per buona parte dei dipendenti i rapporti di lavoro con colleghi e superiori sono rimasti invariati (60% e 75% rispettivamente), delineando un rapporto pressoché stabile tra peggioramenti e miglioramenti.
Lavorare da casa non ha significato interrompere o modificare il proprio lavoro: il 71% di chi lo ha fatto in questo periodo è riuscito a svolgere tutte le attività in remoto a cui si aggiunge un 27% che non è riuscito a svolgerla pienamente.
Migliorano le capacità gestionali del lavoro: per il 45% dei dipendenti la produttività lavorativa è migliorata e per un altro 41% è rimasta analoga, così come migliorano autonomia e progettualità (56%) e capacità innovativa (47%).
Gli aspetti più problematici sono quelli relazionali legati alla difficoltà a mantenere delle relazioni sociali con i colleghi (39%); a seguire l’utilizzo della personale dotazione strumentale (33%), la sensazione di isolamento lavorativo (29%) e l’aumento dei carichi di lavoro (29%).

 

Lo sguardo al futuro
L’86% dei dipendenti metropolitani vorrebbe continuare a lavorare in smart working se gli venisse offerta la possibilità una volta tornati alla normalità. In leggera prevalenza (44%) coloro orientati ad una modalità integrata con dei rientri in ufficio organizzati, rispetto a chi continuerebbe con il lavoro da casa full time (42%). Sulla base di questo periodo di sperimentazione “forzata”, i suggerimenti dei dipendenti della Città metropolitana di Bologna per uno smart working ottimale a regime sono di una adeguata dotazione tecnologica fornita dall’Ente (43%), riorganizzare le attività ripensando i processi di lavoro (35%%), definire puntualmente obiettivi e risultati individuali (27%%) e fare formazione specifica sull’uso delle tecnologie e degli strumenti di comunicazione (25%). Rispetto alle modalità di spostamento casa lavoro antecedenti l'emergenza sanitaria, solamente il 15% è orientato a cambiare il mezzo di spostamento in futuro; di questi il 58,7% afferma che si sposterà a piedi (13%) o utilizzerà la bici (45,7%).